
Il mercato del pellet in Italia
Il mercato italiano del pellet ha sempre confermato le aspettative, con incrementi positivi negli ultimi anni. Nonostante il costante aumento della produzione del pellet, il mercato rimane comunque vulnerabile ed eccessivamente legato ad elementi troppo aleatori (eccessiva dipendenza da fattori climatici, mancanza di grandi utilizzatori, reperibilità del prodotto nel territorio).
In questo articolo facciamo riferimento allo scenario italiano, e i dati presentati prendono in considerazione il solo pellet da legno vergine, di 6 mm di diametro, immesso sul mercato (esclusa la produzione per autoconsumo aziendale).
Produzione
Oggi in Italia sono presenti circa 80 produttori di pellet. Studiando la distribuzione delle aziende sul territorio si sono registrati alcuni fenomeni interessanti. Se fino al 2005 il numero di aziende sul territorio era distribuito in modo più uniforme tra Nord, Centro e Sud Italia, oggi si riscontra nuovamente una netta leadership del Nord Italia sia per quanto riguarda il numero di aziende produttrici per regione che per la capacità produttiva (oltre il 70% della offerta nazionale proviene da queste regioni).
La presenza di una filiera legno più articolata e matura aiuta sicuramente gli operatori del Nord in molte fasi della produzione del pellet (vedi fasi come approvvigionamento materia prima e distribuzione del prodotto sul territorio). Le aziende del Centro e Sud Italia, seppur di numero inferiore rispetto a quelle del Nord, mantengono una presenza diffusa sul territorio. L’alto numero di stufe e caldaie vendute ha stimolato il mercato garantendo quote di domanda stabili in varie regioni.
Allo stesso tempo, sulla base dei dati raccolti, si è notato un comportamento atipico nel mercato, che ha portato molti operatori ad azioni simili su tutto il territorio. Infatti alcune aziende che fino al 2005 erano classificate come produttori, hanno ritenuto più conveniente abbandonare la produzione, per iniziare un’attività di vendita e commercio di pellet. In questo caso tali aziende hanno sviluppato rapporti contrattuali di fornitura con grandi produttori nazionali ed esteri. Conseguentemente a questa scelta il numero di produttori si è ridotto in alcune regioni tra cui Friuli, Piemonte, Abruzzo e Campania. Contemporaneamente alla trasformazione di produttori in rivenditori, alcune regioni hanno aumentato il numero di aziende produttrici. Le regioni in questione sono Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Molise, Basilicata e Sicilia.
I produttori di pellet hanno provato sia l’esperienza di esercizi particolarmente redditizi, sia quella di esercizi difficili con guadagni più modesti. È compito loro trovare una soluzione adeguata. Non è un caso che sia i produttori di pellet, che di apparecchi termici, ricerchino nuovi punti di contatto nelle loro strategie, così da innescare meccanismi di scala positivi. La fiducia stessa degli utilizzatori finali, dopo i problemi intercorsi nel periodo 2005/6 deve essere riconquistata, evitando speculazioni ed errori ricorrenti.
Commercio
In base ai dati raccolti per l’anno 2009, l’offerta italiana del pellet si attesta intorno alle 800.000 tonnellate, mentre la domanda nazionale arriva a superare le 950.000 tonnellate. Il divario tra offerta e domanda è stato colmato tramite importazioni di prodotto finito da paesi confinanti.
Dopo le sopracitate considerazioni relative a produzione, domanda e offerta del pellet, è opportuno valutare altri aspetti significativi della filiera, come produzione e commercializzazione del prodotto. Le tipologie di vendita e modalità di acquisto del pellet possono molto influire su vari parametri, primo tra tutti il prezzo di mercato. Per prima cosa si ricordino gli attori principali del mercato del pellet, ovvero i produttori, gli importatori, rivenditori e grandi catene di distribuzione, produttori stufe e caldaie a pellet. Vediamo più nel dettaglio le tipologie di distribuzione presenti in Italia.
Si tenga presente che la tipologia di commercializzazione è strettamente collegata alla tipologia di cliente. La fornitura del pellet in generale avviene secondo tre canali principali:
a) Fornitura del prodotto tramite i produttori di pellet: I grandi produttori difficilmente vendono il loro prodotto direttamente ai clienti privati. Infatti le aziende che superano un certo livello produttivo sono costrette a vendere a punti di distribuzione per ovvi motivi gestionali.
b) Fornitura del prodotto tramite produttori di sistemi di riscaldamento: La tipologia di cliente medio è rappresentato da un utente domestico, possessore di una piccola stufa o caldaia. In questo caso i produttori di stufe sono i principali referenti per l’approvvigionamento del prodotto. Questa struttura distributiva per la commercializzazione del prodotto vale soltanto per le piccole dimensioni territoriali. In questi casi piccoli produttori di pellet a valenza provinciale collaborano con i rivenditori di stufe per soddisfare la domanda locale.
c) Fornitura del prodotto tramite grandi rivenditori: L’aumento della produzione avvenuto negli ultimi anni, ha fatto sì che molti nuovi punti per la distribuzione e l’acquisto di pellet sorgessero in modo diffuso su tutto il territorio nazionale. I maggiori punti vendita sono grandi catene di distribuzione, rivendite specializzate, etc.
Riassumendo, il 32% della produzione nazionale è venduto direttamente dal produttore ad utenti privati (24%) ed a utenti medio-grandi tramite l’uso di autobotti o comunque camion con capacità di trasporto concrete (8%), mentre il 68%della produzione nazionale viene venduto tramite rivenditori, commercianti, grandi centri distributivi.
Questi dati confermano la struttura del mercato degli impianti termici alimentati a pellet in Italia, il quale è formato nella sua quasi totalità da stufe o piccole caldaie (mercato domestico) con una conseguente preferenza per i sacchi da 15-20 kg, poiché maneggevoli e facilmente stoccabili (sono utilizzati da circa il 90% degli utenti).
Per concludere elenchiamo brevi dati sul mercato degli apparecchi termici; ad oggi più di 5 milioni di famiglie fanno un uso significativo di legna o pellet, ma solo il 20% degli apparecchi esistenti è ad alta efficienza. Il mercato nel complesso ha ancora ottime possibilità di sviluppo e crescenti quote di mercato possono essere occupate dagli attori nazionali.
Ormai l’Italia può di fatto essere considerato un grande “produttore” e ”utilizzatore” di pellet da legno e servirebbero perciò normative, che disciplinino il mercato armonizzando le varietà di pellets, che ad oggi vengono prodotte.
Ma la stabilità del mercato non è solo basata sullo standard qualitativo del prodotto, bensì su una logica di gruppo così da definire chiaramente le barriere e poter favorire un intervento governativo nel settore “biocombustibili solidi”. Ad oggi i fondi esistenti per l’utilizzo del pellet sono tropo disomogenei, per essere recepiti a pieno dagli utenti.
Ne consegue che la maturità di un mercato, non si raggiunge agendo solamente sul prodotto finale, ma anche agevolando le fasi precedenti alla produzione, come la formazione delle aziende stesse e facilitandone l’auspicato sviluppo.
In base a quanto esposto, riteniamo che l’introduzione di norme o procedure per il mercato italiano del pellet, potrebbero portare benefici a tutti gli attori della filiera legno-energia, come ad esempio la diffusione e promozione di impianti termici o cogenerativi alimentati a pellet o comunque a biomassa di medie dimensioni. Aumentando la quota di mercato di utilizzatori medio-grandi (con un conseguente maggior potere di acquisto) si faciliterebbe l’uniformità di mercato almeno per quanto riguarda i prezzi del prodotto finito. Un intervento mirato in questo specifico settore sarebbe auspicabile.